Dichiarazione fraudolenta IVA e Decreto 231: la Cassazione annulla il rigetto del sequestro preventivo

Compliance, Penale

Quali sono le implicazioni della sentenza della Cassazione sulla dichiarazione fraudolenta IVA?

La recente sentenza della Cassazione Penale, Sez. III, n. 2390 del 2025, ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Treviso che aveva revocato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto derivante da dichiarazioni fraudolente dell’IVA per milioni di Euro. Il caso ruota attorno a una contestazione per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, in un sistema di frode che avrebbe coinvolto più società per eludere il fisco.

Qual è il contesto del procedimento per Dichirarazione Fraudolenta dell’IVA?

Il procedimento trae origine dall’indagine della Procura di Treviso che ha ipotizzato un meccanismo di interposizione fittizia di una società (Logistic Handling Srl) per celare operazioni fraudolente di Logistica Outsourcing Srl, con il fine di eludere il pagamento dell’IVA. L’ammontare dell’imposta evasa tra il 2017 e il 2021 è stato quantificato in oltre 1,3 milioni di euro. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo dei beni della società e degli indagati, successivamente revocato dal Tribunale della Libertà.

Quali sono le implicazioni della sentenza in materia di Dichiarazione Fraudolenta dell’IVA in relazione al D.Lgs. 231/01?

La Cassazione ha ribadito che le società coinvolte in reati fiscali possono essere chiamate a rispondere anche ai sensi del D.Lgs. 231/01, in particolare per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato previsti dall’art. 25-quinquiesdecies (reati tributari). In questo caso, Logistica Outsourcing Srl è stata contestata per l’illecito amministrativo derivante da dichiarazione fraudolenta IVA, con la possibilità di applicazione di sanzioni pecuniarie e interdittive, tra cui il divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione e la sospensione dell’attività.

L’adozione di un Modello Organizzativo 231 efficace avrebbe potuto costituire un’esimente per l’ente, dimostrando l’adozione di misure idonee a prevenire il rischio di commissione di reati tributari. Questo sottolinea l’importanza di dotarsi di un modello aggiornato e di un Organismo di Vigilanza attivo nel monitorare le procedure aziendali per ridurre il rischio di responsabilità amministrativa.

Avevamo già evidenziato l’importanza esimento del Modello Organizzativo 231 in questo articolo: https://www.studiosoardi.com/2024/05/01/d-lgs-231-01-il-modello-231-esclude-la-responsabilita-della-societa-anche-in-caso-di-condanna-dei-manager/

Perché il Tribunale del Riesame aveva annullato il sequestro?

Il Tribunale del Riesame aveva ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per provare l’inesistenza oggettiva delle operazioni fatturate tra le società coinvolte e, quindi, della Dichiarazione Fraudolenta dell’IVA. Secondo i giudici, la società interposta avrebbe effettivamente prestato servizi di facchinaggio e le operazioni non erano del tutto fittizie. Questa motivazione ha portato alla revoca della misura cautelare reale.

Quali sono i motivi dell’annullamento della Cassazione?

La Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Treviso, evidenziando diversi profili di carenza motivazionale nella decisione del Tribunale del Riesame:

  1. Mancata considerazione degli elementi probatori: il Tribunale non ha adeguatamente valutato le dichiarazioni e i documenti contabili che dimostravano la natura fittizia delle operazioni, asseritamente per Dichiarazione Fraudolenta dell’IVA.
  2. Errata interpretazione della normativa fiscale: la decisione non ha tenuto conto del fatto che la detraibilità dell’IVA non dipende solo dalla prestazione effettiva del servizio, ma anche dalla corretta indicazione del soggetto che ha effettuato l’operazione.
  3. Principio del fumus delicti: la Cassazione ha ricordato che il sequestro preventivo può essere adottato anche in presenza di indizi di reato, senza necessità di un accertamento definitivo della responsabilità.
  4. Incoerenza nella valutazione delle prove: il Tribunale ha dato rilievo alle difese degli imputati senza confrontarle con gli elementi raccolti dalla Procura e dal Giudice per le Indagini Preliminari.

Quali sono le conseguenze per le imprese coinvolte in frodi IVA?

La decisione della Cassazione riafferma la centralità del sequestro preventivo come strumento di tutela degli interessi erariali e del principio di legalità fiscale. Le imprese coinvolte in operazioni fittizie rischiano non solo sanzioni tributarie, ma anche gravi conseguenze penali per gli amministratori e i legali rappresentanti.

Come tutelarsi dalle contestazioni di dichiarazione fraudolenta IVA?

Per evitare di incorrere in reati fiscali, le aziende devono adottare modelli organizzativi rigorosi per garantire la trasparenza delle operazioni commerciali e la corretta gestione della fatturazione. In particolare, è fondamentale:

  • Verificare la genuinità delle operazioni con i fornitori.
  • Assicurarsi che i soggetti coinvolti abbiano effettivamente prestato i servizi fatturati.
  • Monitorare con attenzione i contratti di appalto e di intermediazione.
  • Implementare procedure di compliance e affidarsi a consulenti legali e fiscali qualificati.

Il supporto dello Studio Soardi

Lo Studio Soardi di Bergamo offre assistenza legale su tutto il territorio nazionale per le società coinvolte in procedimenti di dichiarazione fraudolenta IVA e altre contestazioni tributarie. L’avvocato Stefano Soardi, con oltre 10 anni di esperienza in diritto penale dell’economia e responsabilità amministrativa degli enti ex D.Lgs. 231/01, assiste le imprese per prevenire e gestire il contenzioso tributario e penale.

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