Qual è il contesto della sentenza?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1810/2025, di seguito scaricabile, ha confermato il sequestro preventivo nei confronti della società Campo Frutta Srl e dei suoi amministratori, accusati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio analizzando alcuni importanti aspetti in meteria di responsabilità degli enti ex D.lgs. 231/01. Il provvedimento trae origine da una serie di operazioni sospette condotte dagli amministratori della società, che avrebbero utilizzato Campo Frutta Srl per trasferire illecitamente fondi e sottrarli ai creditori.
L’ordinanza impugnata era stata emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, che aveva ritenuto sussistente il fumus commissi delicti, ossia la presenza di indizi gravi in merito ai reati contestati. Il ricorrente aveva sollevato diverse eccezioni, tra cui l’assenza del dolo specifico e la mancanza di elementi oggettivi idonei a integrare il reato di autoriciclaggio. Tuttavia, la Cassazione ha respinto tutte le censure, confermando l’ordinanza e riconoscendo la piena applicabilità del D.Lgs. 231/01, con particolare riferimento alla responsabilità 231 bancarotta fraudolenta.
In che modo il D.Lgs. 231/01 si applica a questa vicenda?
Secondo la Corte, la società Campo Frutta Srl avrebbe operato come una struttura di schermatura, facilitando il trasferimento illecito di risorse finanziarie in favore degli amministratori, a danno dei creditori della fallita La Palmara Srl. Questo tipo di condotta rientra nell’ambito dell’art. 25-octies del D.Lgs. 231/01, che prevede la responsabilità 231 bancarotta fraudolenta per reati di riciclaggio e autoriciclaggio.
L’elemento centrale che ha determinato la conferma del sequestro è stata la dimostrata assenza di un Modello di Organizzazione e Gestione (MOG) efficace, che avrebbe potuto prevenire simili condotte illecite e tutelare la società dalla responsabilità amministrativa.
Quali sono i rischi per le imprese derivanti dalla responsabilità 231?
Le imprese coinvolte in operazioni illecite rischiano sanzioni pecuniarie e interdittive, tra cui:
- Confisca e sequestro preventivo dei beni della società;
- Sospensione o revoca delle autorizzazioni per esercitare l’attività;
- Interdizione dalla partecipazione a bandi pubblici;
- Nomina di un commissario giudiziale;
- Danni reputazionali e perdita di fiducia del mercato.
Quali elementi ha considerato la Cassazione per confermare la responsabilità 231 dell’ente?
La Cassazione ha valutato diversi fattori per confermare l’applicabilità del D.Lgs. 231/01 alla vicenda:
- Strumentalità della società Campo Frutta Srl: veniva utilizzata per drenare risorse dalla società in fallimento.
- Dissimulazione delle operazioni commerciali: le fatture e le transazioni bancarie tra le due società indicavano un’attività fittizia finalizzata alla distrazione di fondi.
- Assenza di un Modello Organizzativo idoneo: la società non disponeva di un sistema efficace di prevenzione del reato, condizione che avrebbe potuto escludere la responsabilità 231 bancarotta fraudolenta ex art. 6 D.Lgs. 231/01.
- Continuità dell’operatività illecita: la Corte ha rilevato che i trasferimenti illeciti di denaro si sono protratti per diversi anni, aggravando il danno economico.
Come possono le imprese prevenire queste responsabilità?
Per evitare di incorrere in sanzioni, le aziende devono adottare un Modello di Organizzazione e Gestione (MOG) conforme al D.Lgs. 231/01, che includa:
- Procedure di controllo sui flussi finanziari;
- Segnalazione interna di operazioni sospette;
- Formazione specifica per amministratori e dirigenti;
- Supervisione da parte di un Organismo di Vigilanza (OdV);
- Audit periodici per verificare l’efficacia delle misure adottate.
Quali sono le implicazioni per gli amministratori e i dirigenti?
Gli amministratori coinvolti in condotte fraudolente rischiano sia sanzioni penali personali (come la reclusione) sia l’inibizione dall’assumere incarichi societari. Inoltre, in assenza di un modello 231 efficace, l’ente stesso può subire sanzioni rilevanti, con gravi ripercussioni economiche e reputazionali.
Conclusioni
La sentenza n. 1810/2025 della Cassazione rappresenta un importante richiamo per le aziende e i loro amministratori: la mancata adozione di un Modello Organizzativo 231 può esporre l’ente a gravi conseguenze giudiziarie e patrimoniali. Per tutelarsi, le imprese devono adottare un sistema di compliance efficace e garantire la massima trasparenza nella gestione societaria.
Il Supporto dello Studio Soardi
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