Superbonus 110% | La Cassazione apre al sequestro dei crediti della banca in buona fede

Penale

la sentenza 28064 del 12 luglio 2024 – di seguito scaricabile – la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Banca di Credito Cooperativo di Milano contro l’ordinanza del Tribunale di Varese che aveva confermato il sequestro preventivo di alcuni crediti d’imposta ceduti alla banca dalle società “NSA Group Srl” e “Dado s.r.l.”.

La Corte ha innanzitutto chiarito che il sequestro preventivo “impeditivo” previsto dall’art. 321 c.p.p. non è finalizzato alla confisca, ma a impedire l’aggravamento delle conseguenze del reato. Pertanto, il sequestro può colpire anche beni di terzi estranei al reato, se la loro libera disponibilità possa costituire pericolo di aggravamento o protrazione delle conseguenze del reato.

Nel caso specifico, i crediti d’imposta ceduti alle banche in relazione alle agevolazioni del “superbonus” edilizio, anche se in mano a terzi cessionari, possono essere oggetto di sequestro penale. Ciò perché tali crediti derivano direttamente dal diritto alla detrazione fiscale del committente, che nel caso di specie sarebbe stato ottenuto fraudolentemente. Pertanto, in presenza di condotte truffaldine, il diritto alla detrazione è inesistente e di conseguenza anche il credito ceduto è “vuoto” e inesistente.

La Corte ha inoltre precisato che la protezione accordata dall’art. 121 D.L. 34/2020 ai cessionari dei crediti d’imposta è limitata all’ambito tributario e non si estende all’ambito penale. Ciò emerge anche da altre norme della stessa disciplina, come l’art. 28 D.L. 4/2022 che prevede la nullità dei contratti di cessione in caso di violazione delle disposizioni sul superbonus.

Infine, la Corte ha ritenuto adeguatamente motivata la sussistenza del periculum in mora, ossia il concreto pericolo di aggravamento delle conseguenze del reato derivante dalla possibile ulteriore circolazione del credito fittizio.

One Comment on “Superbonus 110% | La Cassazione apre al sequestro dei crediti della banca in buona fede”

  1. Salve la soceta società ey ha rilasciato una dichiarazione che i documenti rilasciato in chiusura dei lavori erano corretti e a ordinato alla banca il pagamento delle fatture circa 100 mima euro, dopo un anno a bocciato la pratica, e adesso la banca vuole i soldi dalla proprietaria che non ha reddito a solo la casa, come si può difendere?

    Grazie
    Saluti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *