Con la sentenza del 30 gennaio 2024 nella causa C-118/224, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha affermato che la conservazione generale e indifferenziata dei dati biometrici e genetici delle persone che hanno subito una condanna penale per un reato doloso, fino al loro decesso, viola la direttiva europea sulla privacy nel settore penale (direttiva UE 2016/680, recepita in Italia dal d.lgs. 51/2018).
La Corte ha stabilito che non tutte le persone condannate per reati dolosi presentano lo stesso grado di rischio di essere coinvolte in altri reati, e quindi non giustifica una conservazione uniforme dei dati fino al decesso.
Con la sentenza si è anche sottolineata la necessità che il titolare del trattamento verifichi periodicamente la necessità di mantenere tali dati e ha riconosciuto il diritto dell’interessato alla cancellazione dei dati qualora la loro conservazione non sia più necessaria.
Si allega di seguito il comunicato della Corte di Giustizia Europea