La Corte di Cassazione si è recentemente pronunciata con la sentenza n. 44240/2024 – di seguito scaricabile – su un caso rilevante in materia di sequestro preventivo e confisca ai sensi del D.Lgs. 231/2001, offrendo chiarimenti fondamentali per le imprese e i professionisti legali. Il caso in esame ha riguardato l’applicazione di misure cautelari su crediti d’imposta ritenuti profitto di un reato amministrativo derivante da illeciti penali.
Il Contesto
Il procedimento trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso nei confronti di una società imputata per un illecito amministrativo ex D.Lgs. 231/2001, legato al reato di truffa in danno dello Stato. L’accusa riguardava la maturazione di un credito d’imposta derivante da interventi di riqualificazione energetica mai effettivamente realizzati.
Le autorità hanno disposto il sequestro del credito d’imposta per un importo superiore a 1,7 milioni di euro, ritenendolo il profitto del reato. Tuttavia, l’esecuzione del sequestro ha sollevato contestazioni da parte della società, che ha impugnato la misura, evidenziando presunte violazioni nelle modalità operative adottate.
Principi del D.Lgs. 231/2001 in Materia di Sequestro e Confisca
Il D.Lgs. 231/2001 disciplina in modo dettagliato le misure di sequestro e confisca applicabili agli enti coinvolti in procedimenti penali. I principi fondamentali emersi nella sentenza sono:
- Confisca Diretta e Per Equivalente:
- Confisca diretta: Può essere disposta sui beni che costituiscono direttamente il profitto o il prezzo del reato.
- Confisca per equivalente: È subordinata e applicabile solo qualora non sia possibile procedere alla confisca diretta.
- Proporzionalità e Collegamento con il Reato:
- Il sequestro deve riguardare beni direttamente collegati al reato contestato.
- L’utilizzo della confisca per equivalente è consentito esclusivamente per la parte non recuperabile tramite confisca diretta.
- Obblighi dell’Autorità Giudiziaria:
- Prima di procedere al sequestro per equivalente, è necessario accertare l’esistenza di beni riconducibili direttamente al reato.
- Le modalità di esecuzione del sequestro devono rispettare il principio di proporzionalità e garantire i diritti dell’ente coinvolto.
La Decisione della Cassazione
Nel caso esaminato, la Cassazione ha rilevato che il sequestro preventivo era stato eseguito in modo non conforme ai principi del D.Lgs. 231/2001. L’Agenzia delle Entrate aveva sequestrato crediti fiscali relativi a diverse annualità, alcuni dei quali non direttamente collegati al reato contestato.
La Corte ha ribadito che:
- La confisca diretta deve essere prioritariamente applicata ai beni identificabili come profitto del reato.
- Solo in mancanza di tali beni è possibile procedere alla confisca per equivalente.
Pertanto, ha annullato il provvedimento impugnato e rinviato il caso al Tribunale competente per un nuovo esame.
Implicazioni per le Imprese
Questa sentenza evidenzia l’importanza di una rigorosa applicazione dei principi previsti dal D.Lgs. 231/2001, soprattutto in materia di sequestro e confisca. Per le società coinvolte in procedimenti penali, è fondamentale:
- Monitorare attentamente i propri crediti fiscali e gli strumenti patrimoniali.
- Affidarsi a consulenti legali esperti in diritto penale e nella gestione dei modelli organizzativi 231.
Conclusioni
La sentenza rappresenta un importante richiamo al rispetto delle garanzie procedurali nella gestione delle misure cautelari. Lo Studio Soardi di Bergamo assiste società su tutto il territorio nazionale nella realizzazione e nell’aggiornamento di modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001 e offre consulenza qualificata per affrontare le complessità legate a procedimenti penali e misure cautelari.
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