Di recente la Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza 38914/2023 – di seguito scaricabile – con la quale ha attribuito al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) la penale responsabilità per l’omicidio di un lavoratore sul luogo di lavoro.
Con la sentenza si è affermato che “l’art. 50 D.lgs. 81 del 2008 … attribuisce al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza un ruolo di primaria importanza quale soggetto fondamentale che partecipa al processo di gestione della sicurezza dei luoghi di lavoro, costituendo una figura intermedia di raccordo tra datore di lavoro e lavoratori, con la funzione di facilitare il flusso informativo aziendale in materia di salute e sicurezza sul lavoro“.
Pertanto la Corte ha osservato che l’imputato non avrebbe “ottemperato ai compiti che gli erano stati attribuiti per legge, consentendo che il C.C. [ndr la vittima] fosse adibito a mansioni diverse rispetto a quelle contrattuali, senza aver ricevuto alcuna adeguata formazione e non sollecitando in alcun modo l’adozione da parte del responsabile dell’azienda di modelli organizzativi in grado di preservare la sicurezza dei lavoratori“.
La sentenza è di straordinaria rilevanza poiché attribuisce la responsabilità dell’organizzazione e dell’applicazione dei sistemi di sicurezza anche sui lavoratori, in questo caso sul loro Rappresentante per la Sicurezza.
Anche in questo caso l’adozione di un Modello Organizzativo 231/01 avrebbe con tutta probabilità scongiurato il verificarsi del sinistro ed il sollecito della sua adozione da parte dell’RLS ne avrebbe garantito l’impunità.